“Without curiosity, one cannot create things.” — Mario Bellini (#25)

Horm Stories #25

Leggere la biografia di persone che sono riuscite a realizzare cose straordinarie è una fonte inesauribile di ispirazione: è per questo che amiamo le interviste ai grandi personaggi dell’architettura e del design. Di recente ci è capitata sotto agli occhi quella all’architetto Mario Bellini – vincitore di otto Compassi d’Oro – noto in tutto il mondo per le sue opere straordinarie, un architetto in grado di trasformare l’architettura in una vera e propria arte, dimostrando di possedere un talento poliedrico e versatile.

Nell’intervista, Bellini racconta che fin da bambino la passione per il disegno è stata una costante: la sua prima opera d’arte rappresentava una bottiglia d’inchiostro e un imbuto antropomorfizzati, con braccia e gambe, elementi che caratterizzeranno il suo stile artistico anche nei futuri progetti.

Bellini prosegue raccontando del proprio approccio progettuale, identificando la “curiosità” come elemento cardine: “Come i bambini vogliono mettere le cose in bocca per capire cos’è un oggetto, io ho questa tendenza simile ad esaminare e toccare, ad esempio guardando sotto i tavoli. Sono anche molto curioso in merito ai materiali: adoro guardare pietre, marmo e legno, cercando sempre di classificarli per ricordarne i motivi e le forme, il colore e il peso. Credo fermamente che la curiosità spinga la nostra ricerca a comprendere il mondo e a modificare le nostre idee. Senza curiosità non si possono creare cose”.

L’architetto prosegue nell’intervista soffermandosi su un’altro aspetto fondamentale del proprio modo di progettare: l’azione di “sedersi accanto” al committente, per poter garantire la corretta sintonia e la perfetta esecuzione. L’architetto di sofferma poi sul processo progettuale, che parte sempre dal disegno con carta e penna, ma che poi si evolve attraverso l’uso delle tecnologie più moderne per realizzare i rendering progettuali.

“Progettare cose significa progettare qualcosa che sia ben predisposto per stimolare la pienezza dei sensi”: un mantra che Bellini ripropone in tutti i lavori, non solo quelli architettonici ma anche quelli di prodotto. Mi riferisco, in particolar modo, al progetto della sedia Ki disegnata per Horm: un’elegante seduta realizzata in multistrato di frassino o noce Canaletto piegato e pressato.

La possibile traduzione dell’ideogramma nipponico “ki” è “Essenza Individuale”, cioè quella peculiare caratteristica che distingue ogni essere da tutti gli altri. Allo stesso modo si presenta la sedia Ki che, attraverso un’originale tecnica produttiva, dimostra di essere una seduta caratteristica di gran classe. Di originale in Ki non c’è solo la modalità produttiva, ma anche lo schienale, arricchito da un decoro a rilievo che ricorda l’impuntura a rombi di un tessuto imbottito: tratto iconico di una sedia che coniuga semplicità, ergonomia ed eleganza.

Grazie alla partnership con un designer eclettico quale è Mario Bellini, ancora una volta la mia azienda, Horm, è riuscita e sorprendermi.

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